In questa estate 2018, dopo settimane in cui si parla quasi solo di CR7 (almeno sportivamente parlando), anche noi abbiamo pensato di ingaggiare una TOP COACH nel nostro staff tecnico: Raffaella Cerusico.
- Ciao Raffa e benvenuta al Candia Volley. Averti nel nostro staff per la prossima stagione è un grande onore. Il tuo curriculum è piuttosto “impegnativo”, ma oggi si parte dagli esordi. Qual è il tuo primo ricordo legato al volley?
Io ho iniziato per caso a giocare all’ottica mancini, ovvero la Junors, avevo 14 anni. Ricordo che ho fatto subito la serie C con persone molto più grandi di me. Ero imbranata in attacco, ma futuribile in seconda linea. Dopo un anno sono approdata alla Tenda Dorica, seconda squadra della Yoghi (che al tempo militava in serie A), con Stefano Agostinelli come allenatore. Proprio quell’anno ho disputato la finale nazionale under 15 a Palermo, giocando come centrale.
- Quando hai capito che questo sport sarebbe diventato lo sport della tua vita?
Bè dopo qualche anno, perché per me inizialmente era puro divertimento. Si giocava dietro il campo della chiesa e provavo tanti sport, dal basket alla pallamano. Poi quando mi sono trovata a 15 anni a disputare una finale nazionale, l’impegno è diventato molto importante. Non ero un’atleta modello, non alla CR7, ma la pallavolo mi ha conquistato. Da giocatrice, però, non avrei mai pensato di diventare allenatrice
- Dopo una lunga e vittoriosa carriera da atleta, hai intrapreso quello di allenatrice. Come è stato il passaggio da atleta a coach?
Io devo ringraziare per questo Franco Lorenzini, il quale mi ha proposto di allenare la seconda under 14 del Ponterosso, il gruppo più giovane perché in quegli anni c’era solo l’under 14 e non anche l’under 13. Io ero praticamente a fine carriera, giocavo per divertimento a Porto Sant’Elpidio. Lui mi ha tirato dentro ed io ho iniziato andando a vedere i suoi allenamenti. Per un’atleta che ha giocato ad alti livelli è importante capire come riuscire a trasmettere alle tue atlete il tuo essere atleta perché un conto è giocare, tutt’altro è allenare.
E’ così che tutto ha avuto inizio, rimanendo per 3 anni alla Conero, per poi approdare alla BFTM dove mi sono tolta tante soddisfazioni lavorando con i gruppi giovanili. In quegli anni ho avuto modo di lavorare con allenatori che hanno fatto la storia del volley anconetano, come Stefano Agostinelli e Maurizio Moretti. Questo mi ha permesso di crescere molto perché credo che il confronto tra allenatori è davvero importante.
- La tua più grande soddisfazione da atleta e da coach.
Da atleta ho dei ricordi molto belli legate a persone che purtroppo non ci sono più.
Ricordo benissimo la finale under 15, anche se l’abbiamo persa e la conquista della serie B con la Conero.
Da allenatore la prima grande soddisfazione è stata la mia prima presenza a una finale nazionale under 18 da secondo allenatore. La finale nazionale è da brividi. Poi nel 2008 è c’è stata la vittoria della B2 con la Conero. Infine il ricordo più recente è la vittoria in Coppa Italia con Moie nella stagione 2015-16. Ogni volta che entro nel palazzetto di Moie e vedo quella Coppa sento i brividi. Le vittorie portano con sé un legame speciale con la società e con le persone con cui collabori per ottenere quelle vittorie.
- Da allenatrice, dopo la gavetta, sei approdata al professionismo, allenando club importanti di serie B, quale pensi sia lo stato di salute del volley marchigiano dal tuo punto di vista?
Domanda molto impegnativa, ci sarebbe da scrivere molto. Innanzitutto sono molto contenta di vedere diversi club marchigiani impegnati in campionati nazionali, tra serie B1 e B2. E’ fondamentale continuare a lavorare con i giovani per far crescere tutto il movimento.
Da sempre penso inoltre che per far crescere il movimento siano fondamentali, oltre agli allenatori, i dirigenti e gli appassionati che si dedicano a questo sport. In un momento come quello attuale, in cui le risorse economiche sono limitate, penso che sarebbe importante unire le forze, invece che di frazionarle, e portare avanti un progetto comune. Mi rendo conto che è un’utopia, ma credo fortemente nel motto “l’unione fa la forza” e da anconetana ho questo desiderio, che oltre al Filottrano, ci possa essere nel futuro un’altra realtà di serie A anche dell’anconetano, con un progetto comune che unisca più realtà.
- Quali sono le caratteristiche che deve avere un gruppo, oggi, per essere un gruppo vincente?
Io penso che un gruppo vincente, o comunque un gruppo che vuole ottenere degli obiettivi sia dal punto di vista tecnico che di risultati, deve lavorare duramente. Tutto passa attraverso il lavoro. Per ottenere qualcosa bisogna lavorare. Le atlete devono avere la tenacia di star lì e di continuare a dedicarsi a quello che viene meno bene. Lo spirito di squadra poi è un altro elemento fondamentale perché nel volley bisogna fare 3 tocchi e l’atteggiamento della mia compagna è essenziale, anche quando si fa attacco e difesa in coppia. Far capire ai ragazzi questi concetti non è sempre facile. E’ naturale che alcuni si perdano per strada, il percorso non è uguale per tutti e nel corso del tempo c’è una sorta di selezione naturale, ma la base per tutti è che lo sport rappresenta una scuola di vita. E’ importante dare delle regole e i ragazzi sono intelligenti per capirlo.
- Lo scorso anno eri al timone della Conero in serie B, quest’anno avrai il compito di seguire la crescita del gruppo giovanile di Candia (under 13 e 14), quali sono i tuoi obiettivi stagionali?
L’obiettivo di quest’anno è semplice: mettere a disposizione la mia esperienza e far crescere le ragazze dal punto di vista tecnico e di mentalità, senza dimenticare di farle divertire. E’ importante riuscire a creare la mentalità giusta per farle diventare delle atlete.
- Che cosa ti ha spinto ad accettare la sfida candiese?
Io di solito decido ad impatto. L’incontro con i dirigenti a pelle è stato positivo, mi è piaciuto il fatto di avere le basi per far crescere le ragazze con la prospettiva di dare loro gli strumenti per farle giocare, da qui a qualche anni, in categorie superiori alla seconda divisione. Mi piace l’idea di contribuire a far crescere il settore giovanile della Polisportiva Candia-Baraccola-Aspio. Per me non è importante il come e il dove, perché anche una società piccola può diventare grande se ci sono le persone giuste. E poi per una come me, l’idea di restare a casa tutti i pomeriggi mi annoia. Allenare le giovani mi piace, torno così al mio primo amore, visto che ho iniziato proprio con un under 14.
- L’ultima domanda di rito è per tutti la stessa: tre aggettivi per definire Raffella come coach….
COERENTE, SEVERA e PASSIONALE.
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